La inarrestabile diffusione dei Symptom Checkers (i software di supporto alla diagnosi ed autodiagnosi) modifica la relazione medico-paziente creando nuovi problemi
Il nostro sito da anni segue con attenzione le grandi potenzialità del web in medicina: sono state dapprima evidenziate le importanti ricadute per il medico (1), ma abbiamo quindi anche seguito le complesse e contraddittorie conseguenze per coloro che non hanno competenze professionali in ambito medico-assistenziale: in particolare ricordiamo che
“…in tutto il mondo occidentale: milioni di persone utilizzano i Symptom Checkers (software di supporto alla diagnosi ed autodiagnosi: ad esempio il NHS Choices, che è il Symptom Checker del National Service britannico regista ben 15 milioni di visite al mese)… … una indagine pubblicata dal BMJ, condotta nel web su 143 Symptom Checkers di lingua inglese che interpretano sintomi e problemi di carattere generale ha evidenziato che solo 23 utilizzano approcci originali ed apparentemente affidabili. Questi siti furono testati con 45 casi clinici standardizzati: I 23 symptom checkers testati hanno fornito la diagnosi corretta come prima opzione nel 34% dei casi clinici simulati, con intervallo di confidenza al 95% variabile tra 31 e 37%. La percentuale saliva al 58% se venivano prese in considerazione le prime venti ipotesi diagnostiche (intervallo di confidenza al 95% dal 55% al 62%)… …è opportuno ricordare che un medico esperto ha una accuratezza diagnostica del 85- 90%...” (2) Vi sono alcune interessanti novità sulle quali vi aggiorniamo.
1) Secondo una indagine effettuata in Gran Bretagna su 2000 adulti il 47% dei pazienti prima di consultare il proprio general practitioner( medico di medicina generale) ha già consultato internet ed ha già formulato una propria ipotesi diagnostica; il 20% circa dichiara di voler mettere alla prova le abilità dei propri medici e, ciò che più preoccupa, quasi il 50% degli intervistati afferma che i medici in queste circostanze preferiscono non discuterne ma assecondano il paziente nelle richieste di indagini e di terapie.(3,4)
2) Gli esperti britannici che seguono questo importante fenomeno ritengono che esso stia già profondamente modificando la relazione medico-paziente e che in breve tempo si estenderà alla larga maggioranza della popolazione coinvolgendo tutti i medici. I general practitioner in particolare dovrebbero fin d’ora elaborare strategie collaborative con i pazienti per evitare di subire passivamente un processo incontrollabile. La riflessione degli esperti è condensata in una battuta: “Invite dr. Google to the consultation”. (5)
3) Doctor Google ha già vinto la sfida con i general practitioner-medici di famiglia? No assolutamente No. Lo dimostrano fortunatamente varie ricerche tra le quali una recentissima del Jama (6) che ha sostanzialmente confermato quanto già pubblicato nel Bmj nel 2015 (2).
4) Come si spiega la debacle dei Symptom Checkers? La diagnosi dei symptom checkers è formulata tramite algoritmi che associano i sintomi tra loro e li correlano probabilisticamente alle varie malattie, formulando un elenco di ipotesi diagnostiche. La diagnosi dei clinici è invece formulata non solo sulla base dei sintomi ma anche integrando nella formulazione delle ipotesi una grande quantità di segni: fisici psichici e relazionali.
5) Cosa ci attende nel futuro? Non lo sappiamo ovviamente… Possiamo però attrezzarci per limitare i danni prevedibili ed ottimizzare i risultati. Ad esempio sappiamo che una delle conseguenze più preoccupanti dell’ uso estensivo di Internet è la Cybercondria (8): decine, forse centinaia di migliaia di persone che vivono semplici disagi psico-fisici vengono trasformati da Internet in malati. La sottile linea d'ombra è proprio nella creazione di nuove malattie: Internet deve essere un nostro strumento non il nostro padrone… Il secolare dilemma che ci pone la tecnologia e che oggi angosciosamente ci pone Internet è proprio questo: dobbiamo imparare ad usare la tecnica o la tecnica ci schiaccierà.(9) La cybercondria è un segnale paradigmatico: Internet crea malati immaginari che solo i medici reali potranno (forse) guarire. Come medici e come cittadini del XXI secolo non abbiamo alternative dobbiamo accettare la sfida e vincerla.
Riccardo De Gobbi
Bibliografia 1) Stefanetti Clementino: Dott.Internet:come usare al meglio PubMed ed i Motori di Ricerca in Medicina http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=3821
2)http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=6426&sid=114922998
3) http://www.gponline.com/patients-really-want-gp/article/1412026
4) http://www.gponline.com/half-patients-think-gps-always-give-treatment-referral-demand/article/1412020
5) MacCarthy M.: Sixty seconds on . . . symptom checkers BMJ 2016;355:i5596 doi: 10.1136/bmj.i5596 (Published 20 October 2016)
6) Semigran HL, Levine DM, Nundy S, Mehrotra A. Comparison of physician and computer diagnostic accuracy. JAMA Intern Med2016.doi:10.1001/jamainternmed.2016.6001. pmid:27723877.
7) Rossi R. , Ressa G., Pucetti L.: Manuale di clinica pratica on line con aggiornamento permanente http://www.pillole.org/public/manuale/
8) ) http://www.oxforddictionaries.com/definition/english/cyberchondriac
9) Galimberti U.: Psiche e techné Feltrinelli Ed. Milano 2007 |