Una valutazione della letteratura non incoraggia lo screening generalizzato della depressione nella medicina di base. Gli autori di questa ricerca si sono proposti si determinare se lo screening della depressione nella medicina di base sia utile.
In realtà non è stato possibile trovare RCT che abbiano confrontato screening versus non screening. Vi è solo uno studio con quasi 1700 soggetti ritenuti a rischio elevato di depressione, sottoposti dapprima a un questionario e, in seguito, una parte di essi con probabile depressione sono stati intervistati. Alla fine solo l'1% del campione originario ha iniziato un trattamento antidepressivo. Sulla base della loro ricerca gli autori ritengono necessari studi controllati e randomizzati di buona fattura prima di implementare lo screening della depressione nella pratica di base.
Fonte:
Thoms BD et al. Rethinking recommendations for screening for depression in primary care CMAJ 2011; pubblicato anticipatamente online il 19 settembre 2011. doi:10.1503/cmaj.111035
Commento di Renato Rossi
Numerose società scientifiche consigliano che i medici di famiglia effettuino uno screening di routine per la depressione. Tra l'altro questo screening può essere fatto in modo veloce e semplice ponendo al paziente alcune domande. Per esempio si può chiedergli se negli ultimi tempi si è mai sentito depresso, triste o giù di morale oppure se non prova più passione per attività che prima gli piacevano. In caso di risposta positiva si dovrebbe sottoporre il paziente ad una valutazione più completa tramite uno dei vari questionari a punteggio (il più usato è il test di Hamilton). In realtà nella pratica giornaliera il medico non specialista usa raramente questi test formali anche di fronte a sintomi sospetti per depressione perchè spesso fonda la diagnosi su una valutazione clinica non formalizzata. Ancora più raramente ricorre alla somministrazione di questionari diagnostici di screening in soggetti apparentemente asintomatici. Sembra però che non si tratti una pratica del tutto errata. Infatti lo studio di Thombs e collaboratori ci dice che non ci sono studi che abbiano dimostrato l'utilità dello screening, anzi, la sua implementazione routinaria potrebbe portare a trattamenti inutili per il fenomeno ben noto della sovradiagnosi. Anche se lo screening della depressione appare attraente per la sua semplicità (non richiede esami di laboratorio o strumentali) va ricordato un principio che non si dovrebbe mai dimenticare quando ci troviamo di fronte a soggetti asintomatici: qualsiasi screening finisce per diventare intrusivo nella vita del paziente e pertanto deve essere effettuato solo se vi sono evidenze forti di benefici clinici importanti. Vi sono però alcune tipologie di pazienti in cui la depressione è frequente (per esempio anziani o portatori di patologie croniche importanti) in cui lo screening potrebbe essere preso in considerazione.