Un importante studio su coppie di gemelli
Le psicosi, come è noto, sono disturbi mentali caratterizzati da perdita del senso di realtà accompagnata da idee deliranti e/ o da allucinazioni. La prevalenza dei disturbi psicotici negli adulti è stimata nei paesi occidentali attorno al 5%: negli adolescenti tuttavia esperienze di tipo psicotico sono sicuramente più frequenti rispetto ai disturbi psicotici stabilizzati degli adulti, ma rispondono meglio alle terapie e talora sembrano guarire spontaneamente.
Questo dato epidemiologico ha indotto vari studiosi ad ipotizzare importanti influenze ambientali tanto nella genesi di questi disturbi che nella loro guarigione. Altri studiosi invece partendo dal dato di fatto che le forme psicotiche sono descritte in paesi e culture profondamente differenti, hanno ricercato marcatori genetici correlati a queste malattie. Non sono stati a tutt'oggi dimostrate correlazioni fortemente significative tra assetti genetici e psicosi, ma alcune configurazioni genetiche sembrano decisamente più frequenti nei pazienti psicotici.
Una delle più stimolanti frontiere della ricerca psichiatrica è pertanto quella di definire il ruolo della genetica e quello dell'ambiente (inteso anche come cultura, interazioni sociali, familiari e personali..) nella insorgenza, nella manifestazione e nella eventuale guarigione di questi disturbi. La strategia di ricerca più solida ed affidabile nella individuazione delle interazioni tra geni ed ambiente è quella di seguire nel tempo un numero adeguato di coppie di gemelli.
Lo studio che qui presentiamo ha pertanto un rilevante interesse: per oltre 5 anni sono stati seguiti in UK e Svezia rispettivamente 4855 e 6435 coppie di gemelli ( copie di femmine, coppie di maschi e coppie costituite da femmina e maschio); l'età media dei gemelli inglesi era di 16,5 anni mentre quella dei gemelli svedesi era di 18,6 anni. I gemelli inglesi furono valutati alla nascita ed all'età di 12 e 16 anni mentre quelli svedesi furono valutati alla nascita ed a 15 e 18 anni: i sintomi psicotici furono individuati mediante cinque test di Autovalutazione più un test di Valutazione da parte dei Genitori mentre i fattori di rischio presi in considerazione furono il "basso peso alla nascita", gli "episodi di bullismo subiti", "episodi legati alla vita dipendente”, uso di tabacco, uso di cannabis. I risultati sembrano fornire indicazioni chiare: una maggiore esposizione ai fattori di rischio ambientale si associa ad una maggior frequenza di disturbi psicotici anche in coppie di gemelli nelle quali la predisposizione genetica sembra comunque probabile; nei soggetti non esposti a fattori di rischio ambientale invece, le manifestazioni psicotiche si manifestarono con percentuali sostanzialmente sovrapponibili a quelle attese. In termini più precisi, secondo i dati raccolti nello studio, i fattori ambientali, familiari, relazionali, interpersonali, sociali, culturali sono importanti fattori di rischio per lo sviluppo di manifestazioni paranoidi, di fenomeni di disorganizzazione del pensiero, di anedonia, di deliri di grandezza.
Commento
I disturbi psicotici sono un importante problema umano e sociale. Da oltre un secolo neurologi, psichiatri, psicologi, sociologi ed altri esperti hanno tentato di individuare le cause di queste malattie e le loro possibili terapie. Nella seconda metà del secolo scorso furono elaborate varie ipotesi sulla origine relazionale delle psicosi: in particolare ebbero un temporaneo successo la “Teoria del Doppio Legame” e quella della “Madre Schizofrenogena”, smentite ambedue da varie ricerche ma talora ancora citate e seguite… Gli attuali più approfonditi indirizzi di ricerca hanno raccolto dati interessanti tanto sul ruolo della genetica che su quello delle modificazioni neuro-fisiopatologiche indotte dagli stimoli psico-socio- relazionali. Lo studio qui presentato, di elevata qualità, si inserisce in questi importanti filoni di ricerca e fornisce importanti conferme tanto sulla componente genetica delle psicosi, che soprattutto sul ruolo dei fattori familiari, relazionali e culturali. In ambito socio-psico-pedagogico è sempre più evidente infatti il ruolo di vari fattori destabilizzanti, mentre non vi è ancora sufficiente chiarezza sui fattori protettivi ed in particolare sulle modalità ottimali di educare bambini ed adolescenti e di relazionarsi con loro. E’ molto probabile infatti che accanto a modalità di relazioni interpersonali che favoriscono le malattie psichiche, specie in soggetti predisposti geneticamente, vi siano modalità di relazioni interpersonali che tutelano I soggetti fragili e rendono meno probabile la insorgenza di gravi problemi psichici. Molti ricercatori, specie nei paesi europei, seguono questo indirizzo di ricerca che con modesti investimenti potrebbe conseguire importanti risultati: purtroppo da parte delle istituzioni pubbliche vi è poca attenzione e poco impegno verso questo serio problema di salute pubblca.
Riccardo De Gobbi
Bibliografia
1) Mark J. Taylor, Daniel Freeman et Al.: Heritability of psychotic experiences in adolescents and interaction with environmental risk Jama Psychiatry doi:10.1001/jamapsychiatry.2022.1947
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