In uno studio randomizzato e controllato il brexpiprazolo (Rxulti) ha dimostrato di ridurre l'agitazione nei pazienti con Alzheimer.
Nei pazienti con Alzheimer è frequente la comparsa di stati di agitazione che è difficile controllare. Spesso vengono usati degli antipsicotici. Al fine di valutare l'efficacia e la tollerabilità del brexpiprazolo, un farmaco appartenente a questa categoria, è stato effettuato uno studio randomizzato [1], controllato e in doppio cieco in 345 pazienti affetti da demenza di Alzheimer e agitazione (età media 74 anni).
Dopo la randomizzazione i partecipanti sono stati trattati con brexpiprazolo (2 mg oppure 3 mg al giorno) o placebo. Lo studio ha avuto una durata di 12 settimane. L'endpoint primario era la valutazione della gravità dell'agitazione determinata tramite uno score specifico (Cohen-Mansfield Agitation Inventory total score).
Hanno completato lo studio l'86,8% dei pazienti nel gruppo di trattamento e nell'88,9% nel gruppo placebo. Lo studio ha evidenziato che il farmaco determinava un miglioramento significativo dell'agitazione rispetto al placebo. Il punteggio medio determinato con lo punteggio all'inizio dello studio era di 80,6 nel gruppo brexpiprazolo e di 79,4 nel gruppo placebo. Al termine dello studio questo punteggio si era ridotto di 22,6 punti nel gruppo trattamento e di 17,3 punti nel gruppo controllo. Hanno smesso la terapia a causa di effetti collaterali il 5,3% dei pazienti del gruppo brexpiprazolo e il 4,3% del gruppo trattamento.
Gli autori concludono che nei pazienti con demenza di Alzheimer e agitazione il brexpiprazolo (2 o 3 mg/die) comporta un miglioramento significativo del sintomo ed è ben tollerato. Una revisione sistematica [2] qualche anno fa aveva valutato l'efficacia degli antipsicotici tipici e atipici nei pazienti con demenza e agitazione ed era arrivata alla conclusione che, in effetti, questi farmaci possono avere una qualche efficacia, ma si deve tener conto che agitazione e sintomi psicotici tendono spesso a ridursi nel tempo e, se di decidere di usare dei farmaci, si devono considerare anche gli eventuali effetti collaterali. In uno studio osservazionale [3] su oltre 173.000 adulti affetti da demenza si è visto che vi era un'associazione tra uso di antipsicotici e vari effetti avversi (tra cui ictus, tromboembolia venosa, infarto, scompenso cardiaco, polmonite e danno renale acuto). Ovviamente trattandosi di uno studio osservazionale non si può stabilire se questa associazione sia davvero di tipo causale: per esempio si può pensare che i soggetti in cui venivano usati gli antipsicotici si trovassero in una condizione clinica più grave che favoriva determinava esiti avversi. Spesso gli antipsicotici nel paziente con demenza sono una scelta obbligata, tuttavia, come avvertono gli autori [3], sarà sempre necessario valutarne attentamente i benefici ei rischi potenziali.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Lee D et al. Brexpiprazolo per il trattamento dell'agitazione nella demenza di Alzheimer: uno studio clinico randomizzato. JAMA Neurol. 2023 1 dicembre;80(12):1307-1316. doi: 10.1001/jamaneurol.2023.3810. PMID: 37930669; PMCID: PMC10628834.
2. Mühlbauer V, Möhler R, Dichter MN, Zuidema SU, Köpke S, Luijendijk HJ. Antipsicotici per agitazione e psicosi in persone con malattia di Alzheimer e demenza vascolare. Cochrane Database Syst Rev. 2021 17 dicembre;12(12):CD013304. doi: 10.1002/14651858.CD013304.pub2. PMID: 34918337; PMCID: PMC8678509.
3. Mok PLH et al. Esiti avversi multipli associati all'uso di antipsicotici in persone con demenza: studio di coorte abbinato basato sulla popolazione. BMJ. 2024 17 aprile;385:e076268. doi: 10.1136/bmj-2023-076268. PMID: 38631737; PMCID: PMC11022137.
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