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Antidepressivi nei soggetti con malattie organiche
Pubblicato da dzamperini in data 23/03/2011 00:00
Medicina Clinica
Gli antidepressivi sembrano essere utili nel trattamento della depressione e dovrebbero essere presi in considerazione per soggetti con malattie organiche anche se l'entità del beneficio potrebbe essere esagerata a causa di bias di pubblicazione e di reporting.



 Esiste un rischio aumentato di depressione in persone con una malattia fisica. La depressione è associata a ridotta aderenza al trattamento, prognosi peggiore, aumentata disabilità e più elevata mortalità in molte malattie fisiche. Gli antidepressivi sono efficaci nel trattamento della depressione in popolazioni fisicamente sane, ma vi è meno chiarezza riguardo l’appropriatezza d’uso in pazienti con malattie organiche. Questa revisione aggiorna la revisione Cochrane di Gill (2000), che aveva trovato che gli antidepressivi erano efficaci per la depressione in malattie organiche. Dalla revisione di Gill vi sono stati ampi trial che hanno valutato l’efficacia degli antidepressivi in questo contesto.
Gli autori hanno usato i metodi standard raccomandati dalla Cochrane per identificare e selezionare studi e per raccogliere ed analizzare l’informazione. Hanno effettuato ricerche su Electronic searches of the Cochrane Depression, Anxiety and Neurosis Review Group (CCDAN) trial registers e sul Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) e sui database bibliografici standard, quali MEDLINE, EMBASE e PsycINFO. Sono stati selezionati trial che paragonavano l’efficacia degli antidepressivi rispetto al placebo nel trattamento della depressione in adulti con malattie organiche; la depressione ha incluso le diagnosi di depressione maggiore, di disturbi dell’adattamento e di distimia. L’outcome primario era l’efficacia dopo 6-8 settimane dalla randomizzazione. La tollerabilità è stata valutata paragonando il numero di sospensioni e di eventi avversi.

Risultati

Sono stati inclusi nella revisione 51 studi con 3603 partecipanti. I dati di efficacia per l’outcome primario hanno fornito una OR di 2.33, CI 1.80-3.00, p<0.00001 (25 studi, 1674 pazienti) a favore degli antidepressivi. Entrambe le classi di antidepressivi, gli anitidepressivi triciclici (TCAs) e gli inibitori del reuptake della serotonina (SSRIs), hanno dimostrato di essere più efficaci del placebo. Gli antidepressivi hanno migliorato i sintomi depressivi in 4-5 settimane di trattamento ed il loro beneficio persisteva dopo 18 settimane. Tuttavia, i pazienti che assumevano un antidepressivo avevano maggiori probabilità di sperimentare disfunzione sessuale e secchezza delle fauci, e di sospendere i farmaci dopo 6-8 settimane di trattamento.

Sulla base di questa revisione non esistono fondamenti per raccomandare un antidepressivo piuttosto di un altro.

Gli autori concludono che gli antidepressivi sembrano essere utili nel trattamento della depressione e dovrebbero essere presi in considerazione per soggetti con malattie organiche. E’ probabile che i bias di pubblicazione e di reporting abbiano esagerato l’ampiezza dell’effetto ottenuto, per cui sono necessarie ulteriori ricerche per determinare l’efficacia comparativa e la tollerabilità di particolari antidepressivi in questa popolazione.

  
Fonte:
 Rayner L et al. Antidepressants for depression in physically ill people.
Cochrane Database of Systematic Reviews, 2010, Issue 3. Art. No.: CD007503 DOI
  
Commento di Patrizia Iaccarino

 Ovviamente, la decisione di prescrivere antidepressivi da parte del medico va presa valutando caso per caso la patologia cronica, l’entità della sintomatologia depressiva e il suo impatto sulla qualità di vita, ma anche, le preferenze dei pazienti e le possibili controindicazioni o le possibili interazioni con altri farmaci assunti dal paziente.

 
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